LA STORIA
La Mindfulness ha origini antichissime.
“Mindfulness” è un termine inglese che deriva dalla parola “Sati”, l’antica lingua indiana Pali che utilizzava per i suoi insegnamenti il Buddha storico, il Principe Siddharta Gautama, nel VI sec. A.C.
Il termine “Sati” può essere tradotto con “Consapevolezza” o “Attenzione Presente e Attiva”.
La Mindfulness trova quindi le proprie radici nel Buddhismo, nella tradizione Theravada e si rifà alla pratica meditativa Vipassana.
Può essere definita come “Consapevolezza” e si coltiva attraverso le Pratiche Meditative.
Nonostante le sue origini, la Mindfulness è stata concepita in base ad un approccio scientifico, universale ed assolutamente laico.
E lo vedremo tra poco.
THICH NHAT HANH
Al monaco buddhista zen Thich Nhat Hanh, nato nel 1926, vietnamita ed esiliato dalla sua terra, va riconosciuto il merito di aver portato ed integrato in Occidente le tecniche di meditazione buddhiste con la realtà quotidiana di chi monaco non è.
Egli aveva chiamato la Mindfulness la “Disciplina Essenziale” e l’aveva definita come il “Processo di alimentare la consapevolezza del presente”.
JON KABAT-ZINN
Ma l’ideatore della Mindfulness vera e propria è stato Jon Kabat-Zinn, americano, Biologo, docente e ricercatore universitario.
Egli è riuscito a declinare la Mindfulness appunto in modo laico, universale e molto semplice, facendone emergere il valore scientifico e rendendola accessibile agli Occidentali.
IL MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction)
Jon Kabat-Zinn praticava la Meditazione Vipassana da tempo e quando per lavoro entrò in contatto con malati cronici o terminali, si chiese se vi fosse il modo di far sì che anche queste persone, come accadeva a lui, potessero trarre beneficio dalle pratiche meditative.
Alla fine degli anni ’70, ebbe quindi l’intuizione di unire gli insegnamenti della millenaria tradizione meditativa buddhista alle proprie competenze scientifiche, creando così un Programma fruibile in Occidente, efficace per la gestione dello stress, degli stati di sofferenza e di malattia.
Nel 1979 fondò presso l’Università della Massachusetts Medical School la “Stress Reduction Clinic” e sviluppò appunto il suo famoso Programma MBSR, Mindfulness- Based Stress Reduction.
In seguito, fondò anche il “Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society”.
LA DIFFUSIONE DELLA MINDFULNESS
Da allora, inizialmente applicata tramite il MBSR in particolare per la riduzione dello stress e della sofferenza di pazienti affetti da dolori cronici, la Mindfulness ha avuto una continua diffusione ed evoluzione a livello internazionale, declinandosi attraverso la messa a punto da parte di vari autori di molti altri Protocolli e trovando una collocazione ed una possibilità di impiego in diversi settori, quali ad esempio la Medicina, la Psicoterapia, le Neuroscienze, il Lavoro, la Scuola, lo Sport, la Promozione del Benessere più in generale.
Negli ultimi vent’anni, nell’ambito della Medicina Occidentale, vi è stato poi un crescente interesse ed un’evoluzione delle conoscenze sulla relazione Mente-Corpo, secondo cui pensieri, emozioni e sensazioni fisiche sono tra loro interconnesse attraverso un flusso continuo, con la messa a punto di modelli in base ai quali la Meditazione, la Mindfulness e la loro efficacia possono essere meglio spiegate.
Ciò, ha portato ad un ulteriore, significativo sviluppo dell’interesse e dell’applicazione della Meditazione e della Mindfulness in diversi ambiti.
PER PROVARE A CAPIRE LA MINDFULNESS…
“Mindfulness è consapevolezza,
che si coltiva esercitando l’attenzione in una modalità intensa e peculiare,
ossia con intenzione, nel momento presente e senza attitudine giudicante”.
Così la definisce Jon Kabat-Zinn, il suo ideatore.
Ma cosa significa?
MINDLESSNESS VS MINDFULNESS
Per provare a comprendere cosa sia la Mindfulness, è utile considerare prima il suo contrario.
Prova a pensare a quante volte, nell’arco delle tue giornate, ti sei trovato più o meno in una situazione come questa:
È una limpida mattina di primavera e tu stai camminando in un parco della città.
Il cielo è terso, l’aria pulita, la temperatura gradevole, c’è un vento leggero che fa vibrare le foglie degli alberi, i prati sono cosparsi di fiori colorati, alcune persone passeggiano o fanno sport, qualche cane corre libero tra i viali.
C’è calma, pace, silenzio.
Ma tu, non ti accorgi neanche di quello che ti sta accadendo intorno.
Sei qui e cammini ma in realtà non ci sei.
La tua mente è altrove.
Stai pensando che prima eri sul punto di perdere la pazienza con tuo figlio, lento nel prepararsi mentre dovevi accompagnarlo a scuola e avevi fretta, adesso acceleri il passo perché tra poco al lavoro ci sarà una riunione importante e stanno già parlando di possibili tagli al personale, ieri hai anche litigato con una collega per una sciocchezza e, al ritorno a casa, nel continuare a rimuginare sull’accaduto, hai dimenticato il cellulare sulla scrivania dell’ufficio…aumenta la preoccupazione per i tuoi che diventano anziani e bisognosi di cure, i soldi non bastano mai, le notizie dal mondo sono sempre più brutte…e, da un po’, avverti tensione, nervosismo, stanchezza, mangi male, dormi poco, sei infelice, scatti per niente, poi, di nuovo, quel fastidioso dolore allo stomaco ma hai fatto gli esami e il medico te l’ha detto, è stress…
Ti ci ritrovi?
Una condizione del genere viene definita “Mindlessness” o “Mancanza di Consapevolezza” ed ha conseguenze significative per noi, dal dimenticare e perdere informazioni, occasioni ed eventi importanti, con il rischio anche di commettere errori o di subire infortuni e incidenti, a modalità non adeguate di comunicazione, incomprensioni e maggiori difficoltà relazionali, al mancato sviluppo del nostro pieno potenziale e all’essere più esposti allo stress e all’insorgenza di psicopatologie.
Ed ormai, situazioni come queste fanno parte della nostra quotidianità.
I ritmi frenetici delle nostre giornate, il multitasking per cercare di far fronte a tutto, con una costante e spesso immotivata sensazione di emergenza e urgenza, la tecnologia e l’iperconnessione ma anche recenti fenomeni globali, quali la Pandemia da Covid-19, gli scenari di guerra, la crisi climatica ed economica, stanno creando sempre più situazioni instabili, precarie, di disagio, di stress, con l’insorgenza di disturbi fisici e a carico della salute mentale.
IL PILOTA AUTOMATICO E LO STRESS
IL PILOTA AUTOMATICO
Come abbiamo detto prima, nel parlare dello sviluppo della Mindfulness, Mente e Corpo sono interconnessi, si scambiano continuamente e reciprocamente informazioni.
Alla luce di ciò, pensieri ed emozioni influenzano le sensazioni del corpo ma a propria volta le sensazioni del corpo incidono sui nostri pensieri ed emozioni.
Noi non siamo quasi mai consapevoli di questa continua interconnessione, né del flusso continuo tra eventi esterni e stati interni.
Di conseguenza, di fronte a qualsiasi tipo di stimolo, esterno o esogeno, ad esempio di natura ambientale, fisica, psicosociale, oppure interno o endogeno, come le sensazioni corporee quali la fame, la sete, il dolore ma anche i pensieri e le emozioni, l’organismo reagisce in maniera automatica, inconsapevole e quindi al di fuori del nostro controllo.
Tale reazione è guidata dal cosiddetto Pilota Automatico.
Accade allora che svolgiamo attività, come ad esempio mangiare, in modo automatico, cioè non attento, presente e consapevole, bensì secondo automatismi mentali, ormai consolidati, appresi, mentre la nostra testa è altrove.
Accade anche che in questo essere con la mente altrove, in questo “Mind Wandering”, vagare con la mente, ad esempio perché, come nella situazione del parco descritta, pensiamo a quello che è successo prima o che dobbiamo fare dopo, si attivino magari schemi disfunzionali abituali nella lettura della realtà, per cui esprimiamo interpretazioni e giudizi erronei sul passato, sul futuro, sul presente, su di noi, sull’esterno e sugli altri.
Accade che questo possa farci sentire minacciati, in pericolo, contrariati, a disagio, frustrati, inadeguati, sovraccaricati e stressati, in difficoltà o altro e che quindi ciò ci porti a “reagire”, a livello neurofisiologico e comportamentale.
Quando siamo sotto la guida del Pilota Automatico, cioè, reagiamo in maniera appresa, rapida e del
tutto inconsapevole.
E lo possiamo vedere bene nelle situazioni di stress.
LO STRESS
Lo stress, di per sé, rappresenta una risposta del nostro organismo a qualsiasi stimolo (o stressor) a cui esso è sottoposto.
Tale risposta si è sviluppata ed è stata mantenuta nell’evoluzione della specie perché, aiutandoci a fronteggiare minacce e pericoli, ha un valore adattivo.
Quando i nostri antenati si trovavano in una situazione di pericolo, ad esempio di fronte ad una belva feroce, l’organismo si attivava in modo da poter rispondere tempestivamente, innescando una “Reazione di Attacco o Fuga” che aveva lo scopo di salvare la vita.
Questa reazione corrisponde alla prima delle tre fasi della “Sindrome Generale di Adattamento” descritta dal medico austriaco Hans Selye dal 1936 in poi e definita di “Allarme”.
Nel tempo è stata chiamata anche “Reazione Acuta da Stress” o “Via Breve dello Stress”.
L’organismo cioè, di fronte ad uno stimolo che percepisce come un pericolo o una minaccia, si prepara ad attaccare o a fuggire, attraverso un’attivazione psicofisiologica o arousal, la produzione di ormoni quali l’Adrenalina, la Noradrenalina, le Beta-endorfine, un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, del tono muscolare.
Vi è poi la fase di “Resistenza”, detta anche “La Via Lunga dello Stress”, in cui l’organismo è pronto ad attaccare o a fuggire e a contrastare l’affaticamento, nella quale si verifica, tra l’altro, la produzione di Cortisolo o “Ormone dello Stress”.
Infine, nella terza fase, quella di “Esaurimento o “Recupero”, si hanno o l’eliminazione dello stressor ed un ripristino dei sistemi omeostatici, oppure effetti negativi permanenti a livello fisico e psichico, con conseguenze anche gravi per il nostro benessere.
Ora, bisogna considerare che dagli studi condotti nel corso del tempo è emerso come nella risposta di stress entri in gioco il “Fattore Soggettivo” di natura genetica, cognitiva ed emotiva.
In particolare, è emerso come a dare una valenza stressogena a ciò che ci accade non sia tanto la situazione in sé stessa, quanto il significato che ciascuno di noi attribuisce ad essa.
E quindi, anche se oggi è difficile che qualcuno di noi possa trovarsi di fronte ad una belva feroce o essere in pericolo di vita, l’organismo reagisce sempre allo stesso modo, innescando la “Reazione di Attacco o Fuga” in risposta a stimoli interni o esterni che vengono percepiti come una minaccia per la sopravvivenza, da combattere o da cui scappare.
E stimoli endogeni quali i nostri pensieri, che, come abbiamo visto, sono collegati attraverso un flusso ininterrotto alle emozioni e alle sensazioni corporee, sono a volte quasi più minacciosi delle belve feroci!
Di conseguenza, noi reagiamo in maniera rapida, automatica e inconsapevole, con il Pilota Automatico inserito, appunto.
L’ EUSTRESS E IL DISTRESS
L’EUSTRESS
Questa “reazione automatica” è positiva e molto utile quando corrisponde solo a quello stato di attivazione che ci permette di rispondere in maniera adattiva agli stimoli, affrontare le situazioni, le sfide, i pericoli, perseguire degli obiettivi.
In questo caso si parla di stress “Buono” “Positivo” o “Eustress”.
IL DISTRESS
Quando invece tale reazione è intensa o prolungata nel tempo-in questo caso si parla di “stress cronico” – si può giungere ad un esaurimento della capacità di adattamento, come nella terza fase della SGA illustrata prima.
Questo tipo di stress è definito “negativo” o “Distress” ed è quello in cui vi è una compromissione della salute psicofisica, con la possibile insorgenza di vere e proprie patologie.
Ciò avviene quando si verifica uno squilibrio tra lo stimolo e le risorse disponibili a farvi fronte.
Lo stress può essere definito anche come “Allostasi”, ovvero la risposta adattiva dell’organismo che si modifica attraverso una regolazione dei sistemi fisiologici, cognitivi e comportamentali, per fronteggiare le richieste a cui è sottoposto e ripristinare una situazione di equilibrio.
Quando il “Carico Allostatico” è elevato, può svilupparsi la condizione di “Esaurimento” o “Distress”.
SINTOMI DA DISTRESS
Una condizione di “Distress” si manifesta attraverso sintomi e Disturbi, sia fisici che psicologici, questi ultimi di carattere cognitivo, emotivo e comportamentale.
Non sto ad elencarli qui (sono tanti) ma se vorrai frequentare uno dei miei corsi parleremo più nel dettaglio dello stress e delle conseguenze negative che esso ha a livello psicofisico.